Una piccola metafora della vita.
La forza delle forme d’arte non precisamente definite è quella di consentire al fruitore diversi piani di interpretazione e un approccio necessariamente più istintivo nell’osservazione. Nell’arte moderna, ad esempio, a essere determinante è quello che l’opera suscita in chi la guarda, quali emozioni produce, quali reazioni provoca. Un percorso personale simile a quello che scaturisce dall’ascolto degli Explosions in the Sky e delle loro cavalcate sonore, così intime eppure così trasversali.
Cosa ci fa provare ad esempio Moving On? Come restiamo di fronte alla sua forza evocativa? E quanto le intenzioni degli autori corrispondono a quello che gli ascoltatori riescono a trarne?
Interrogativi sempre validi a cui si può rispondere soltanto lasciando che siano le note a scorrere e a dare una direzione. Moving On in questo senso sembra raffigurare lo svolgersi ciclico degli eventi, attraverso passaggi riflessivi che si alternano a momenti avventurosi, per poi tornare al punto di partenza ma con in più la solidità dell’esperienza, fino a giungere a una direzione decisa, forte, unica e probabilmente definitiva.
Una metafora da applicare in piccolo, a singole storie, o, in grande, all’esistenza stessa. O forse soltanto un paesaggio sonoro sul quale camminare guardandosi intorno con meraviglia.