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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Descartes a Kant: Raindrops of Poison
Il giorno che ci siamo laureati in Filosofia eravamo vestiti così

Descartes a Kant
Raindrops of Poison

Gente che pensa kantiano ma cogita cartesiano.

Il cogito è sostanza. L’io penso è forma a priori. O almeno questo è quello che cercava di sostenere la mia prof del liceo, tra una bestemmia e l’altra mentre tentava di tenere a bada una mandria di scalmanati proto-grunge che pogavano tra i banchi e che avrebbero vagamente capito il tutto solo quando poi i CSI sarebbero finiti primi in classifica, comodi ma con poca soddisfazione, per altro. Ma non divaghiamo.

Il concetto è che se provate a vedere i generi musicali come idee, i Descartes a Kant sono la chiave per farli confluire senza nessun imbarazzo un un’unica incarnazione aliena di punk melodico che tira dentro le più disparate forme musicali. Che siano agli antipodi (come l’Immanuel e il Cartesio di cui sopra) non importa. Anzi, meglio.

Il collettivo messicano combina una sorta di dark cabaret con botte adrenaliniche da circo avant-garde, energia garage, piccole divagazioni meta-prog e un’allegra follia da Cinco de Mayo, sublimando il complicato ambaradan in qualcosa di così carnascialesco che ti rende immediatamente dipendente dalla loro visione brillante e lunatica. Chiamatelo art rock, se avete fretta, ma non rende l’idea.

Suoni e composizione a parte, nessun altro particolare è lasciato al caso: grafica, colori, vestiti, pettinature, testi. Sì, perché soprattutto le parole sono scelte con maliziosa cura, con l’obiettivo di sfidare i limiti bigotti del politically correct e forzare il recinto del dibattito oltre la solita, noiosa comfort zone. Un esempio a caso: il loro ultimo disco si intitolava Victims of Love Propaganda ed era pieno di canzoni d’amore, tipo la opening track You Assfucked My Heart.

Il nuovo After Destruction prova a ricostruire dopo aver sapientemente decostruito e riparte da questa Raindrops of Poison: riff dritti e tesi che non ti lasciano il tempo di respirare almeno fino allo stacchetto floreale e super sensuale che però si rivela solo un scherzo lasciato così, a metà, come un coitus interruptus senza spoiler alert.

Siamo di fronte ai Mr. Bungle incrociati con i Cansei de Ser Sexy, ai Secret Chiefs 3 che comprano casa a Naked City. Per dire, guardate Sandrushka Petrova nel video: pare una novella Loredana Bertè rapita da uno stylist extraterrestre con la fissa per la versione fetish di Barbie.

Non si fosse capito, voleva essere un complimento.

Descartes a Kant Sandrushka Petrova 

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