Musica come esperienza trascendentale, pulsazione vitale e urlo primigenio.
Ragana, unione artistica di Maria e Coley, dalla zona di Olympia, Washington. Il loro quinto album, Desolation’s Flower, è uno di quei lavori in grado di toglierti la pelle di dosso grazie alla sua intensità. Folk, black metal, hardcore, disperazione. Nulla di più, nulla di meno.
Voci che vanno dal melodico alle urla, esprimendo rabbia, disagio, sentimenti che devono giocoforza essere amplificati per non esplodere. Pure contenendo al suo interno il brano più bello dell’anno a mio parere (DTA), è la title track, forte dei suoi quasi otto minuti e trenta di durata, che meglio rappresenta una parure della potenza del duo. È musica foresta, libera, scevra da qualsiasi cosa che possa rivelarsi orpello superfluo. Semplice sfogo viscerale, forza espressa perché non esploda internamente ma deflagri nello spazio, cercando magari una comunione con chi, ascoltandola, vi si allinea.
Nulla di meglio per l’incipiente autunno, mentre le foglie cadono dagli alberi ma i finestrini delle auto sono ancora abbassati. Non abbiate paura se quelli citati non sono stili musicali che bazzicate o rispetto ai quali vi sentite insicuri. Alzate il volume al massimo e godetevi Ragana al massimo dei decibel: ci penseranno loro, dovrete solamente seguire i vostri istinti.
Una di quelle esperienze che aiutano a riequilibrarsi, a esprimere a se stessi i propri stati d’animo e, forse, a crescere un pochino anche tramite la musica.