I figli del krautrock continuano a salire le scale del Bauhaus.
Gli Orchestral Manoeuvres in the Dark sono parte di quel movimento, partito verso la fine degli anni Settanta, che faceva tesoro dell’esperienza del krautrock e che ha portato al successo internazionale molte band (che – come in questo caso – erano un duo), grazie a brani che univano elettronica a scelte melodiche capaci spesso di mettere d’accordo mainstream e critica.
Per quanto gli OMD siano restati un po’ in seconda fila, anche per loro non è mancato il brano capace di renderli popolari e ascoltati: nell’estate del 1981, Enola Gay ha scalato le classifiche di mezzo mondo ed è arrivata al primo posto anche in Italia.
Molti li ricordano solo per quello, ma gli OMD – tra separazioni e reunion – hanno avuto una lunga carriera con buone vendite e ora si apprestano a pubblicare il loro quattordicesimo album, anticipato proprio da Bauhaus Staircase, un classico synth pop ben costruito, che vocalmente ci fa apprezzare per l’ennesima volta la voce sempre affascinante di Andy McCluskey.
Il titolo del brano fa riferimento all’opera di Oskar Schlemmer che – tra pittura, scultura e danza astratta – ha influenzato a più riprese negli anni l’arte pop (uno su tutti David Bowie, che già ai tempi di Ziggy Stardust adottò alcuni suoi costumi tratti dal Balletto Triadico).
Non a caso, nel bel video che accompagna il singolo anche gli OMD presentano un mondo futuristico e dispotico nel quale i protagonisti vestono in stile Schlemmer: scelta ottima, perché anche l’occhio vuole la sua parte.
Orchestral Manoeuvres in the Dark Andy McCluskey
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