Fra Oriente e Occidente, trasversale e luccicante come la musica che la smuove.
Ho scoperto Marta Del Grandi solo qualche mese fa, grazie alla bella Cospiro nella quale presta la sua splendida voce ai redivivi Casino Royale. Poi il singolo Mata Hari e ora Snapdragon, aspettando l’album Selva in uscita il 20 ottobre.
La voce viaggia praticamente da sola, ridoppiandosi prima che entrino le percussioni e il sassofono di Benjamin Herman. L’impressione è quella di un’Oriente immaginifico e urbano, nel quale Marta si muove con estrema libertà ed eleganza.
Approfondendo scopro del debutto su lunga durata – Until We Fossilize del 2021, sempre su Fire Records – che si muoveva però su territori sonori maggiormente posati. Qui si salta invece a piedi pari in un brano fresco, accattivante, di quelli che ti strappano l’attenzione mentre sei al volante o al lavoro, radio accesa. Riprende i gruppi vocali e un’idea primigenica di doo-wop, traslandola però in un ambiente nel quale John Carpenter e Kathleen Hanna si ritrovano in un futuro colorato e virtuale.
Se questa sarà la via d’azione di Marta anche in Selva, sarà parecchio interessante capire come il tutto verrà elaborato: il rischio potrebbe essere quello di avere una popstar parecchio ardita nel nostro autunno. Attenderemo che il processo sia terminato per saperne di più. Nel frattempo, ovviamente, repeat ad libitum.