La semplicità della complessità.
C’è qualcosa di speciale nel modo che ha Jorja Smith di prendere le parole e trasformarle in canto, plasmandole con una particolare cura fino a renderle adatte a divenire un tutt’uno con la musica. È per questo forse che fin dal primo ascolto di Falling or Flying ne appare così evidente la personalità: la voce calda e incisiva, la naturalezza nel passare da un registro all’altro, la capacità di complicare il gioco e poi di nuovo semplificare, mantenendo però vivi tutti i caratteri più originali, non sono elementi che si trovano per caso, ma sperimentando e lavorando sodo sulle proprie potenzialità.
C’è il soul in questo suo pop aperto a molte contaminazioni, ma anche tante altre cose, compreso il ricordo di certi suoni degli anni Ottanta, e la voglia di raccontare le relazioni umane attraverso punti di vista diversi.
Sono passati due anni dal suo ultimo EP e quasi cinque dal primo album di inediti. Tempo che, per fortuna, non sembra passato invano e che apre a un nuovo livello in cui in primo piano c’è un talento destinato a evolversi sempre di più.