I fantasmi industrial ballano sul rock.
Molto più noti negli States che nel vecchio continente, la band di Cleveland è nata nel 1993 da una costola dei Nine Inch Nails, Richard Patrick. È lui il cuore e l’anima della band, nonché l’unico membro stabile e principale compositore, responsabile quindi direttamente della qualità musicale dei Filter.
Dopo sette anni di silenzio, erano molti i dubbi che friggevano in testa ai paladini (delle retrovie) dell’industrial rock: si ripeteranno noiosamente? Si svenderanno?
Nulla di tutto questo. Obliteration (secondo singolo del nuovo The Algorithm) ci regala una band ispirata, motivata e che sa bene cosa fare e come ottenerlo. Certo, gli angoli si sono smussati e, da abrasiva, la loro musica è diventata quasi morbida, ma senza perdere in qualità. Messe da parte le intuizioni industrial, i Filter oggi si muovono con sapienza in territori alternative rock, senza disdegnare qualche pennellata pop (il ritornello ultra catchy è da manuale), puntando tutto sulle good vibrations piuttosto che graffiare l’anima dall’interno.
Eppure, è innegabile che dopo qualche ascolto il tutto sembri una prosecuzione naturale di un percorso artistico lungo trent’anni, più che una banale forzatura o, peggio, una scarsa ispirazione. Sembra che Richard abbia trovato altri lidi da esplorare artisticamente e abbia deciso di giocarci un po’ senza preoccuparsi troppo dei preconcetti autoimposti: il risultato è un brano fresco, attuale e ben confezionato che farà magari storcere il naso ai fan più intransigenti, ma sicuramente saprà farsi apprezzare da chi nella musica cerca il brivido del rinnovamento.
E poi diciamocelo chiaramente: ma chi si aspettava che dopo sei lustri sarebbero ancora stati in giro proponendo qualcosa di valido? E invece.
Filter Nine Inch Nails Richard Patrick
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