Come un pavimento prova a diventare un grattacielo.
Carissimi, accaniti bazzicatori dell’underground indie – che ve lo dico a fare – inglese, di certo non vi sarà scappato dalle mani il risonante nome English Teacher che no, non è un reminder dei vostri lontani trascorsi alle scuole superiori, ormai inzuppati di lacrime nostalgiche – se non siete abbastanza giovani come il sottoscritto, naturalmente – bensì il moniker sotto cui si cela l’ennesima, sorprendente band germogliata dal fertile suolo britannico.
Tre (!) anni di carriera e già in tasca un’apparizione al Glastonbury 2022, un opening act per gli Yeah Yeah Yeahs all’O2 Apollo di Manchester e tanti apprezzamenti dalla critica mondiale: un curriculum decisamente not bad per il quartetto di Leeds, che ha ingurgitato tanti di quegli elementi cardine della nuova ondata – o forse sarebbe meglio dire mareggiata – post-punk da diventare una sorta di raccoglitore musicale – paradossalmente nemmeno troppo derivativo e dal carattere ben marcato – degli ultimi cinque anni (abbondanti) di uscite provenienti dal Regno Unito.
Tra il nervosismo orchestrale dei Black Country, New Road di For the First Time (Polyawkward) e lo spoken word bass driven di Yard Act e Dry Cleaning (R&B, Good Grief) si crogiolano altre venature sottili, ma è proprio il “canto parlato” che viene valorizzato e armonizzato nell’ultimissimo The World’s Biggest Paving Slab, in cui Lily Fontaine sembra voler concedere maggior dinamica alla sua voce, vicinissima al calore tenero dell’ugola di Skye Edwards nelle corpose strofe di arruffato post-punk (Shame, TV Priest), poi sbalzata via dal refrain in una sorta di nubifragio dream pop (Alvvays) che prova a catapultare in una nuova dimensione evanescente l’ironia e la tensione di un pezzo che affronta, con inaspettata maturità, il primo assaggio del successo e il senso di inferiorità di chi arriva dal piccolo paesino a solleticare le grosse realtà affermate – «I am the world’s biggest paving slab / And the world’s smallest celebrity».
Arguto umorismo e – perché no? – anche un minimo di sfrontatezza di chi ha già capito che, bene o male, la strada è totalmente in discesa.