Quattro moschettieri nelle nebbie di Nottingham.
Spari giocattolo. Un ronzio continuo parte prima della ritmica di basso e batteria, ai quali si accompagna poi scemando dolcemente. La chitarra ha pochi interventi, contrappunti da atmosfere spy che si sposano perfettamente con un suono gommoso. Poi la voce, calda e posata, di Chris Bailey. Le tre componenti unite danno come risultato un brano estremamente plastico, oscuro e altero, nel quale Nottingham si staglia sullo sfondo e i Do Nothing si aprono raccontandosi.
Amici sin dall’infanzia, per il loro debutto hanno preso il toro per le corna abbandonando ogni sorta di vita sociale e strizzandosi in uno studio, cercando di concentrare ogni succo dà loro espresso in dieci brani. Snake Sideways, quello che da anche il titolo al loro esordio, è strisciante, languido e triste: un confronto o forse solo un pensiero verso una relazione ormai corrotta, uno sguardo verso un orizzonte che non può essere che grigio. Riesce a essere toccante senza diventare melenso, triste senza essere drammatico e rimane in continuo movimento, come gli stendardi di un castello sferzati da un vento gelido.
Il disco sembra essere pronto per passare estate, autunno e inverno insieme a noi e il quartetto promette più che bene: se rimane così compatto potrà ambire a posizioni importanti nella Premier League della musica british più intensa. Intensità, ecco la parola: la formula che permette a quattro individui di mischiarsi gli uni con gli altri tramite delle note e delle frasi che si avvolgono ai nostri padiglioni auricolari in maniera suadente e irresistibile.