Come saper portare le rughe con stile senza filtri posticci.
Sono passati troppi anni. O forse un minuto. Era la seconda metà dei ‘90 quando gli universitari fuori sede e fuori corso (ma anche operai o lavoratori con tendenze arty) spacciavano cassettine dei Blonde Redhead, che piaceva all’epoca etichettare come indie ma che in realtà erano difficilmente classificabili. Una serie di album incredibili, mai uguali e sempre ad altissimi livelli, avevano traghettato la band e i suoi seguaci verso gli anni Zero, che in un certo modo hanno stabilizzato un plateau dai quali i Nostri non sono mai scesi, seppur i guizzi innovativi magari andassero man mano affievolendosi.
Eccoci dunque al 2023. Un silenzio discografico che sfiora il decennio è stato scosso giusto dalle peculiarità dell’epoca moderna: non si spaccia più tramite Maxwell o TDK, ma online, con un brano (nello specifico For the Damaged Coda) che compare a sorpresa sulla serie Netflix a cartoni Rick & Morty per poi rimbalzare impazzita su TikTok. Anche così si fa un gradino più su verso la popolarità, no? Non che ai nostri sia mai importato davvero: se avessero voluto svendersi lo avrebbero fatto già secoli fa.
Ma si parlava di altro: di un ritorno a sorpresa, ma terribilmente atteso da chi tra le musiche e melodie create da Kazu e i fratelli Pace ha sempre trovato “casa”.
Snowman, l’antipasto servito per preparare il palato a Sit Down for Dinner (in uscita a fine settembre), aveva già deliziato anima e orecchie, ed era stato un piacere farsi abbracciare nuovamente dalla voce – invecchiata ma sempre avvolgente e calda – di Amedeo. Gli appetizer oggi si fanno ancora più intriganti: Melody Experiment, stavolta guidata da Kazu – che non ha perso un grammo della sua sensualità impalpabilmente innocente – è un altro ascolto totalizzante che non fa altro che far crescere il bisogno di Blonde Redhead. Oggi.
Quanto è passato dall’ultima volta che sono usciti dalle casse trascinando chi ascoltava in un mondo cinematograficamente decadente, poetico e pregno di emotività? Troppo? Sicuramente troppo tempo è stato buttato nel cercare qualcosa che – anche solo vagamente – potesse somigliare alla perfezione imperfetta del trio, dimenticandosi di quanto gli originali siano sempre e comunque inarrivabili.