Le confessioni dell’incubo.
Il problema della critica – o del giudizio – è quello di restare il più possibili neutrali, senza aver nessun tipo di influenza o preconcetto, cercando lucidamente di analizzare al meglio qualcosa. Una canzone di un artista, in questo caso.
Ma che vuoi dire ad Alice Cooper? Niente! Fosse caduto in disgrazia e avesse perso l’ispirazione… giammai!
Sembra aver fatto un patto con il diavolo, e se è vero che i capolavori da dieci e lode sono ormai archiviati, è altrettanto vero che il settantacinquenne di Detroit non riesce proprio a buttare fuori materiale scadente che scenda sotto la soglia dell’ottimo. Perché quando raggiunge la sufficienza, è solo perché il paragone è un Killer a caso. E grazie al cavolo. Chiedetelo ad artisti con una carriera cinquantennale quanti Billion Dollar Babies hanno composto in vita loro.
Il titolo programmatico di questo nuovo singolo non lascia dubbi. Utilizzando termini moderni, è un pezzo radio-friendly di dad rock con i controfiocchi, dove il Nostro riesce sia a convincere che a prendersi bonariamente in giro: l’inciso recitato verso la fine è da manuale perché sì, effettivamente Alice è una nostra creatura, amata, sognata, voluta. Un personaggio di fantasia ben lontano dal pacato e gentile Vincent Damon Furnier, più bravo a golf che a manovrare ghigliottine.
Dopo anni di collaborazione live, la decisione di far partecipare la band che lo accompagna dal vivo alla stesura dei pezzi del nuovo album è lodevole, ma onestamente sposta di poco l’asticella quando dietro al banco mixer si continua a sedere quella vecchia volpe di Bob Ezrin, ed è chiaro che con questi presupposti il nuovo Road (in uscita a fine agosto) sarà l’ennesimo centro per il creatore di incubi più famoso del rock’n’roll.
Piacevole, godibile, ruffiano, divertente: cosa chiedere di più?
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