La voce, il lirismo, la capacità di cambiare in un secondo.
Voce e pianoforte: un’onestà che colpisce per un’artista che sembra possa insidiarsi negli ascolti di chi ama le voci e il “tocco” al di là di generi e steccati.
Miya Folick, da Los Angeles, è in giro dal 2015 e con questa Shortstop costruisce un singolo pressoché perfetto. Ha iniziato con un album autoprodotto per poi finire alla corte di Terrible Records – gestita da Chris Taylor (Grizzly Bear) – e, con questo nuovo disco, presso Nettwerk.
Ma parliamo di Shortstop, ora: prima parte larga, lirica, poi arriva un beat lento e con quello un talking che si fa filastrocca dal sapore lontanamente hip hop ma nemmeno troppo: sono giusto parole dalla melodia cadenzata che avvolge. Tre minuti e poco più per una melodia che si stampa immediatamente nella testa, che rimanda a mille altre ma che, sfogliandola, rimane unica, prova di un’artista in grado di assorbire diverse influenze (l’hip hop, appunto, ma anche il prozac pop di Lana Del Rey e l’emo) facendole sue in un nuovo disegno.
Miya ha la fortuna di avere una voce che emoziona in qualsiasi maniera la utilizzi, gran gusto e la capacità di tenerti all’ascolto. Per metà giapponese e per metà americana ha partecipato insieme agli American Football a una splendida cover di Fade Into You dei Mazzy Star, rivelando di avere uno spettro sonoro ampio come quelli che piacciono a noi, e il fatto che abbia utilizzato Tinder per fondare la sua prima band dimostra che sia quantomai arguta di pensiero.
Per ora ci prendiamo quindi questa Shortstop, andando poi ad approfondire Roach, il suo secondo disco uscito qualche settimana fa, sicuri di trovarci altri gioiellini altrettanto brillanti.
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