La spirale discendente.
Torna Renato Alves, deus ex-machina dei Mekong, e con lui torna quel binomio all’apparenza contrastante tra il suo paese d’origine (il caldo e sanguigno Portogallo) e quello di adozione (l’apparentemente fredda e distaccata Polonia). La schizofrenia di questo matrimonio tra culture continua a regalare ottima musica, che con Out of Control aggiunge un tassello importante nella carriera della one man band.
Atmosfere romantiche e decadenti che ricordano un giovanissimo Robert Smith fanno da tappeto a un testo introspettivo in cui i lati meno rassicuranti della psiche si avvitano su se stessi in una spirale discendente, dove l’inevitabilità della fine dell’esistenza ha una doppia faccia: quella più evidente potrebbe portare all’apatia, mentre quella seminascosta (ma in realtà preponderante) è lo stimolo a reagire risalendo con fatica – ma anche determinazione – verso la luce sovrastante.
Un sound volutamente lo-fi rende ancor di più l’idea che Renato vuole trasmettere, giocando di sottrazione e puntando tutto sull’emotività, creando un filo diretto con l’ascoltatore che – privo di abbellimenti distraenti – riesce facilmente a entrare in contatto empatico con quanto espresso da Mekong. Less is more, e tanto di cappello a un artista che, invece che salire sul carrozzone del rinnovato interesse per la retrowave proveniente dai paesi dell’Est (che sta un po’ mostrando la corda, piegandosi a soluzioni sempre più easy listening), continua per la sua strada fregandosene del trend del momento.
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