Una bomba da tre al rientro in campo dopo cinque anni di ritiro, preparazione e riscaldamento.
Gara 7, il ritorno di Johnny Marsiglia, è un lavoro a tema basket per il rapper isolano (Palermo e Capoverde nelle vene). Parte da un immaginario collettivo forte come la National Basketball Association. Michael Jordan 1995, Lebron James 1999. Il campionamento centrale è quello di Jesus Shuttleworth, a.k.a. Ray Allen, con Denzel Washington in He Got Game di Spike Lee.
«Il basket è come poesia in movimento. Tu entri in campo, ti trovi un tizio fra i piedi, lo aggiri da sinistra, te lo porti a destra. Lui rimane indietro e tu… proprio in faccia. Poi lo guardi e dici: “e allora?”».
I cinque anni di pausa hanno caricato Johnny Marsiglia a pallettoni: qui l’onda è allegra e carica, si sente giustamente come Alex Caruso alla firma della lega e fa sentire subito peso e carattere sul campo. Cita il processo a Michele Greco come ottica temporale di partenza ed è in forma. La produzione di Yazee è brillante e il tutto scivola come un’azione ben riuscita, una di quelle dove anche gli avversari capiscono che c’è poco da fare e applaudono alla conclusione, lieti della beltà.
Niente Harlem Globetrotters qui però, solo la consapevolezza dei propri mezzi e un pezzo rap solare e tosto, a rappresentare un disco che, come una gara 7, è da dentro o fuori, e quei pochi spicci che ci ritroviamo in tasca li punteremmo volentieri sul caruso Johnny.