Questi fanno sul serio, solo che si impegnano per non darlo a vedere.
I Gloryhammer sono una creatura di Christopher Bowes, già ragazzo immagine e mente bacata dei pirateschi Alestorm.
Anche qui, esattamente come nel caso della versione metal dei Pirati dei Caraibi, sembra esserci una gioiosa cazzoneria a far da sfondo ispirativo, ma non potrebbe esserci idea più sbagliata. Questo gruppo ha saputo infondere nel power metal europeo una leggerezza fantasy zuzzurellona mattone dopo mattone, con una tenacia e una continuità degna di un fottuto formicaio. E, si sa, le formiche non ridono mai.
Holy Flaming Hammer of Unholy Cosmic Frost è una tiratissima e guascona sinfonia per ragazzini che hanno passato troppo tempo a mangiare cioccolata e leggere fiabe oppiacee di Stevenson. Ci sono un po’ di Blind Guardian ma senza che sia una colpa per nessuno. I Gloryhammer sbattono sul muso ai detrattori l’immatura spensieratezza di chi vuole dar soddisfazioni alle confessioni scatenate di un dodicenne in una notte di tregenda.
Lunga vita alle tastiere dei Bal-Sagoth, lunga vita al bardo Chris. C’è chi sostiene non abbia nulla da dire dal primo momento in cui l’ha detto, ma non dategli retta. In questa lunga tamarreide delle cavalcate d’assalto c’è un genuino bisogno di vuoto e di spensierate visioni alla conquista dell’infanzia perduta. E tanto ci basta.
Gloryhammer Christopher Bowes Alestorm Blind Guardian
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