Chitarre lanciate verso l’orizzonte, voci e cori che riempiono spazi e canyon.
Western Cum sarà il terzo disco per Cory Hanson, dopo The Unborn Capitalist Form Limbo e Pale Horse Rider. Cresciuto nella ballotta di Ty Segall dopo una solida carriera con i Wand – voce sottile e suono che dal country si sposta verso un cantautorato venato di tradizione che si piega verso il pop – Cory manovra la chitarra in maniera classica e sofferente, mentre sibila acuto e gentile. La sagoma di Neil Young si intravede sul finale ma è soltanto per un saluto: la sua esperienza e le spalle larghe gli permettono di risultare abbastanza originale da non temere confronti.
Del resto, non si viene richiamati in una collaborazione a tre fra Bill Callahan e Bonnie Prince Billy proprio per nulla. Il brano era il Night Rider’s Lament di Michael Burton (ripresa da Suzy Bogguss) che la coppia aveva incluso nello splendido, doppio album Blind Date Partner. Lì Cory Hanson ipnotizzava con degli yodel dal cuore che si fondevano con i due, lasciando la curiosità su quello che sarebbe successo dopo. Dopo, che è l’oggi, con questa nave fantasma a chiudere le anticipazioni dell’imminente album e che lo attesta come grande autore di pop americano.
Chiudete gli occhi – sentirete la sabbia e i serpenti, i cortili e le sedie a dondolo, un sogno che forse è un incubo: «The cocaine that you’re carrying is taped onto your balls / Swinging around in the darkness, no one to hear your call».
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