Nove minuti per mettere a tacere i luoghi comuni sul metal.
Recentemente i colleghi di Sdangher! hanno pubblicato un interessante articolo sul vivere l’heavy metal oggi, nella sua accezione più ampia. È un interessante autoriflessione (o lettera aperta) che tra le altre cose punta il dito contro coloro che sono rimasti inchiodati alle passioni e sonorità della propria adolescenza rigettando tutto ciò che è nuovo. Concetto condivisibile o meno, ma che spinge a diverse riflessioni, una tra tante (semplificando) “se ti piaceva il prog metal, perché hai smesso di seguire le nuove uscite?”. Nulla si crea e tutto si trasforma: la musica cambia e con lei la percezione emotiva della stessa. Ciò non toglie che la qualità non manca, basta cercare.
Ad esempio, dopo cinque anni di silenzio sono tornati in pista i capitolini Alchem, con un nuovo singolo che è puro godimento per tutti coloro che amano il rock progressivo condito generosamente con il metal. Quasi nove minuti per un brano diviso idealmente in tre sezioni: la prima con un riff epico e maestoso apparentemente semplice dove la differenza la fanno arrangiamenti azzeccati e gusto nel songwriting, la seconda dedicata a un passaggio acustico evocativo e la terza dove i nostri possono dare libero sfogo al loro talento tecnico senza mai però scadere nell’autocelebrazione. Sopra tutto questo, la voce limpida, potente e allo stesso momento delicata di Annalisa Belli, vera punta di diamante di un quartetto che con questo biglietto da visita meriterebbe maggiore attenzione da pubblico e stampa.
Non c’è nulla di male ad aspettare con trepidazione l’ennesima ristampa dei Queensrÿche o dei Dream Theater, ma ridurre tutto a quello perdendosi per strada chicche come questa sarebbe davvero un peccato per tutti coloro che amano certe sonorità.