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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Quando Lemmy mise da parte il basso e, usando archi e penna, scrisse il proprio capolavoro sinfonico.

Il pregio di questa rivisitazione dei Sabaton di 1916 non va tanto riscontrato nel notevole lavoro di arrangio o nella sentita interpretazione di Joakim Brodén, ma nell’intenzione stessa di rendere omaggio a una delle figure meno note e sottovalutate del panorama hard rock/heavy metal. Lemmy Kilmister ha lasciato un grande patrimonio di canzoni sparate a tutta velocità senza mai guardarsi indietro, e se il retaggio dei Motörhead fosse composto delle centinaia di Ace of Spades e Iron Fist, sarebbe comunque tantissimo, sia chiaro. Però non è tutto lì.

Si narra che Lemmy una sera, seduto in poltrona davanti alla TV, con un bicchierone di Jack Daniel’s e Coca-Cola in mano e una sigaretta nell’altra, si sia messo a guardare dall’inizio alla fine un documentario sulla battaglia della Somme. La vita non gli stava andando alla grande: dopo 44 anni di rock and roll, speed a colazione e una sfilza di letti troppo caldi e sudati per poterci dormire tutta una vita, iniziava a sentirsi stanco e sfiduciato. Eppure quella sera ha sentito che poteva dare lui voce a quella montagna di morti, a tutta una generazione di inglesi crepati durante il più abominevole, maestoso casino mondiale mai inferto dall’uomo a se stesso, durante il proprio cammino “evolutivo” su questa terra. E non canterà di loro usando basso, chitarra e batteria e la solita rabbia cinica e sanguinante, ma scegliendo un sommesso andante di violini e un tappeto di synth, su cui intonerà parole sincere con la sua voce rasposa e dimessa, alla faccia di Bruce Springsteen.

I Sabaton riprendono questo gran pezzo e gli aggiungono archi a pioggia, lo diluiscono in una suite di sette minuti e mezzo, dando al brano la possibilità di emergere senza fretta in tutta la propria bellezza. Nella generosa rilettura del gruppo svedese, 1916 non è solo un tripudio a quel milite ignoto che urlò “mamma!” prima di morire nel fango, ma anche il monumento a un soldato del rock caduto sul campo ormai otto anni fa e sul quale tanto ancora ci sarebbe da scrivere.

Sabaton Lemmy Kilmister Motörhead 

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