La prima impressione non sempre è quella giusta.
Ci sono cose che ci mettono un po’ a essere assimilate. Spesso la questione riguarda musiche complesse, dal jazz al prog in tutte le loro sfaccettature. Più raramente capita di incontrare un ostacolo nell’ascolto della musica pop, nell’accezione più ampia del termine.
Questo può accadere avvicinandosi all’ultimo singolo dei capitolini Les Longs Adieux: non è tanto la musica a essere ostica (una darkwave intrisa di post-punk quadrato e ballabile), quanto la voce di Federica Lee Querizia Garenna. Sia chiaro, non è brutta, anzi, ma di certo non passa inosservata come tante altre belle voci – molto più gradevoli sicuramente, ma che vengono ben presto dimenticate. Ecco allora che, ascolto dopo ascolto, è proprio l’interpretazione vocale della Nostra – quasi un richiamo al bel canto pieno in stile Milva – a trasformarsi da elemento in superficie meno azzeccato a figura chiave della svolta stilistica dei furono Il Lungo Addio. Impossibile immaginarsi una versione migliore di Propagande dopo aver assimilato bene questo cantato: quando l’imperfezione stilistica diventa valore aggiunto è lì che una band riesce a spiccare sopra mille altre, magari formalmente più “pulite” ma infinitamente meno personali.
La scena romana da qualche anno sta riprendendo prepotentemente in mano lo scettro del dark in Italia, e con questo nuovo capitolo i Les Longs Adieux ne diventano una delle colonne portanti a cui fare riferimento. Gran pezzo, gran tiro, e –finalmente – una voce diversa dal solito. Non fatevi trarre in inganno, schiacciate repeat più volte e lasciatevi rapire da Propagande (magari sforzandovi anche di leggere il testo, ben lontano dalle banalità del genere). Daje.