Con la primavera tornano i fiori. Anche quelli che ipnotizzano ruotando su se stessi.
Ibisco riparte salmodiante dopo la doppietta dello scorso anno: gli album gemelli Nowhere Emilia e Darkside Emilia ci avevano presentato un artista che faceva tesoro delle culle mancuniane e italiche più potenti ed evocative. Ora pare pronto a ritornare entro l’anno, con il suo nuovo lavoro.
Seduci è un mantra in cassa dritta, dove Filippo Giglio sembra trasformarsi per un secondo in una sorta di Giovanni Lindo Ferretti colmo di un dolore tossico. Poi svirgola sulla seduzione, fra ansimi e amore. Ruota come un derviscio cosmico che ci punta e ci indica, nascondendosi insieme agli accoliti, dentro una ritmica che è come battiti di cuori in unisono. Fa ballotta insieme a Marco Bertoni, figura che fra Confusional Quartet e Lucio Dalla ha dipinto parecchi scenari italiani e che qui puntella le gesta del Nostro con una produzione in chiaroscuro.
L’aspettativa su Filippo è parecchia, consapevoli delle sue qualità e del suo raggio artistico. Qui è fiore in gelida primavera: rielabora movenze sacrali e dogmatiche in danza libera e riesce ad attirare i nasi di ascoltatori e di ascoltatrici rimanendo fermo sul suo posto. La sua seduzione è l’esserci, farci sentire una nuova parvenza di sé per portarci a seguire le tracce di un profumo: quello dell’ibisco, appunto. Coscienti che resisterà fino all’arrivo di nuovi petali, ci teniamo stretti al cuore questo, porgendolo al nostro prossimo come un oggetto sacro e carnale nel medesimo tempo.
Ibisco Giovanni Lindo Ferretti Filippo Giglio
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