Il meno punk tra quelli che il punk lo hanno inventato è più punk di chi lo ha semplicemente cavalcato.
Alcune persone invecchiano, ma non come le altre. Si portano addosso un fardello, dove alla riconoscenza viene sostituito lo sfottó. Come Glen Matlock: l’unico vero songwriter dei Sex Pistols – eclissato subito dal sostituito Sid Vicious (certamente archetipo del martire punk, ma davvero ininfluente a livello musicale) e da Johnny Rotten (che però sapeva scrivere perlomeno testi taglienti) – è quello che, se da una parte ha avuto una carriera davvero densa (da Blondie a Iggy Pop), ha ricevuto meno elogi dai puristi. Peccato.
Glen nella sua vita ha continuato a fare ciò che faceva: scrivere canzoni. E per tutti coloro si sono lamentati negli anni perché “era roba acustica”, va consigliata la visione perlomeno del documentario su Never Mind the Bollocks, dove –chitarrina in mano – racconta come gli vennero le idee per pezzi epocali come Pretty Vacant.
Torna oggi con Consequences Coming, in cui il mite Englishman convince e ammalia con un r’n’r corposo, immerso in una vasca piena di melodia, dove il punk c’è ma è adeguato a una persona di sessantasei anni. La title track è il giusto biglietto da visita per l’album: fresca, energica, ma allo stesso tempo elegante, con un tiro che sarebbe piaciuto molto sia ai Rolling Stones sia all’Iguana. Imprescindibile? Assolutamente no, ma rimane un piacere ritrovare certi vecchietti ancora in grado di intrattenere con stile le orecchie dei fan. Non si può chiedere di più.
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