In attesa di fiorire in questo mondo appassito, noi siamo roccia.
Iscritta nella scuderia Hukapan, casa discografica di Elio e le Storie Tese e quindi garanzia quando si è alla ricerca di cose, diciamo, “particolari” (una su tutte MUSICAPERBAMBINI, progetto singolare ma interessantissimo, forse da centrare un po’, ma capace di pezzi cult come l’esilarante Mario Antiorario e il capolavoro Il Trombettiero), questa giovane band bresciana tutta al femminile ha esordito nel 2020 con un sorprendente album intitolato Le radici sul soffitto, un lavoro alt rock maturo e convincente che mostrava una forza nella scrittura dei testi e negli arrangiamenti capace di tenere il passo con una produzione altamente professionale (d’altronde era Cesareo che griffava).
Il nuovo singolo mantiene il livello dei brani precedenti (Figli della storia, La mia stanza e Canzone introduttiva, per fare qualche esempio) nei quali avevano dimostrato di saper unire una certa qualità musicale a dei testi di spessore intimo e intellettuale (lo so che in questo preciso momento storico è un termine da usare con cautela), alla pari di quelli di Maria Mirani.
Boccadoro racconta delle sovrastrutture che ci vengono inconsciamente imposte e diventano nostre nella disperata ricerca di essere qualcuno per gli altri più che per noi stessi: obiettivi che si cercano nel successo o nel corpo come fossero nuove forme di espressione ideologica senza costrutto e vera consapevolezza, e che finiscono per lacerare il proprio “io”, regalandoci un sentimento di costante inadeguatezza, a volte neanche percepito. Un senso di schifo che non produce più reazioni, come fiori che aspettano troppo e che rischiano di non sbocciare mai più.