La bellezza straziante del caos silenzioso.
Venus DeMars è la rockstar definitiva che il mondo continua a fingere di non avere. Sono quasi trent’anni che, tra carriera solista e i suoi All the Pretty Horses, la sua arte ha regalato musica eccellente a tutti coloro abbiano avuto il coraggio di affiancarsi al suo personaggio. Perché poco importano i mega discorsi da volemose tutti bene degli ultimi anni: quando di fronte hai un transgender vero che trasuda emozioni e sofferenza reali e non fa nulla – anzi – per nascondere ciò che è, la maggior parte delle persone continua a mantenere una certa distanza. Per timore, ignoranza, razzismo. Poveri loro.
Il suo nuovo singolo, I Think the Darkness, è una ballata malinconica e struggente, e dipinge alla perfezione le due solitudini che hanno colpito le anime sensibili negli ultimi anni: la privazione di rapporti umani durante il lockdown e la difficoltà nel reinserirsi in una società apparentemente identica, ma in realtà radicalmente cambiata nel modo di approcciarsi al prossimo. La percezione di noi stessi per come ci conoscevamo è mutata e ogni punto fermo sembra vacillare sotto il peso di un ritorno a una normalità che di normale ormai ha ben poco.
È devastante la purezza cristallina con cui questo dolore viene esposto: un incrocio sopra ogni aspettativa tra l’ultimo Bowie, i tardi Talk Talk e le cose fatte in precedenza da DeMars, che qui si mette a nudo come forse non aveva mai fatto sinora.