Rock’n’Roll from Hel(l)vete.
Nell’imbolsito e iper-riduzionistico universo metallaro, sono successe cose davvero poco rilevanti nel nuovo millennio. Qualcuno vi dirà che c’è un quintale di musica meravigliosa che esce ogni mese ma vi istigo a non crederci. Le sole band davvero significative di questi primi vent’anni 2000 sono state tre: i Ghost, i Mastodon e i Kvelertak. Questi ultimi non hanno mantenuto le premesse del loro travolgente esordio, ma basta quello a salvarli dalla bolgia di retroglioniti che sta imballando il genere più satanoide in una recita canina del paradiso perduto dentro l’ospizio terminale delle fragole bergmaniane.
I Kvelertak hanno saputo mettere insieme Thin Lizzy, Mayhem e non si sa bene cosa, mostrando che qualche nuovo cunicolo per l’inferno si può sempre scovare: basta prendere una pala e farsi venire le vesciche fino ad avere visioni bibliche a luci rosse. Anche loro (vedi questo nuovo singolo) non disdegnano le suggestioni classic rock delle armonie di chitarra, i riffoni arena rock di fine anni ‘70, ma la matrice è ancora quella cosa che si può definire soltanto usando la parola Kvelertakesque.
Krøterveg Te Helvete è il modo migliore per cominciare la serata più memorabile della vostra vita. Starà a voi tener testa a questo aizzamento in quattro quarti, fracassando sedie in testa a chi vi guarda storto solo perché voi state guardando giusto la ragazza sbagliata (ed è sbagliata solo perché è di chi vi guarda storto). Il rock and roll, come lo intendeva Lemmy, dovrebbe essere qualcosa che guida le vostre mani verso territori proibiti, non istigandovi al crimine, ma spingendovi dove siete meno sicuri e di conseguenza più vivi. Ci vogliono decine e decine di Kvelertak, in questo mondo di collezionisti nerd dalla scarsa igiene fisica e mentale. Purtroppo ne abbiamo solo un esemplare e dobbiamo accontentarci.