Il gelo scandinavo torna a incendiare la fiamma nera.
Non tutti i divorzi vengono per nuocere. Anzi. Per esempio, la tanto discussa dipartita dagli Immortal di Abbath, al netto di sterili polemiche, ha regalato ai fan della band una serie di ottimi lavori dell’ex cantante (che ha sposato ormai un approccio più black’n’roll ma sempre e comunque valido ed efficace) e una rinascita vera e propria della band madre, ormai ridotta a un solo elemento aiutato da vari session men.
Demonaz, sentendosi libero di non dover per forza di cose cambiare rotta, ha preferito rimanere fedele alle sue radici black ultra glaciali, affinando sempre di più lo stile compositivo ed esecutivo, e già con il precedente lavoro aveva dimostrato di sapere stare in piedi da solo. Torna oggi con War Against All, e se da una parte il critico può alzare il ditino dicendo che qui non c’è niente di nuovo, dall’altra il fan non può che scapocciare contento (oddio, “contento” magari no, altrimenti che blackster sarebbe?).
Volenti o nolenti, gli Immortal sono stati tra i padri fondatori del genere, e stanno in giro da più di trent’anni: impossibile e ingiusto dunque aspettarsi qualcosa di veramente e del tutto innovativo: a quello stanno già pensando le formazioni in erba. Ma finché la vecchia guardia saprà rileggere se stessa in maniera eccellente e mai monotona il centro della fiamma nera continuerà a bruciare come si deve. Perché una bordata così gelida di odio viscerale e violenza senza compromessi o la fanno loro o è plagio, punto. Immortal(i).
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