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Daniel Blumberg: Cheerup
Assomiglio un po' a Dylan, non credete?

Camminare come un equilibrista sulla linea di confine tra la terra del caos e quella dell’armonia.

Interpretare il mondo è qualcosa che attraversa la fragilità, così come un senso di lontananza che si percepisce quando i luoghi sfuggono al significato che gli si vorrebbe attribuire a tutti i costi. Era il 2018 e la scrittura di Minus, che segnava una transizione esistenziale per Daniel Blumberg, procedeva lungo la traiettoria emotiva indicata dalla invisibile fune consunta di un ponte tibetano sospeso sugli abissi dell’anima. Da spazi così vertiginosi si poteva mirare una bellezza struggente che promanava dalla fatica di rimettere insieme i pezzi, dal trovare un proprio posto e renderlo abitabile. Nella visione di Blumberg ci sono il senso e la complessità di un respiro profondo, del penetrare le cose, spezzarne l’armonia e ricomporle secondo una propria inquieta geometria.

Cheerup è il singolo che anticipa Gut, nuovo album in uscita il prossimo 26 maggio. Sette minuti che definiscono lo spazio di una stanza vuota e l’eco che si genera dalle vibrazioni della propria voce interiore, incrinata dalla consapevolezza che tutto è come sempre, immutabile. Questo moto circolare di ripetizione del testo si pone all’interno di un nucleo in cui esistono solo gli accordi del piano e la voce a spegnere momentaneamente l’aura di elettricità disturbante che avvolge la scena.

C’è tutta la sensibilità di Blumberg in questa nuova meraviglia. Ci sono le obliquità di un incedere scomposto che riesce a trovare la propria linea di confine tra il caos e l’ordine per camminarci sopra come un equilibrista, a occhi chiusi e senza mai cadere nel vuoto. È musica necessaria tanto per le anime dannate, quanto per chi si sente rassicurato nell’avere agito secondo una propria relativa dirittura. Splendido e significativo il video diretto da Brady Corbet in cui i chiaroscuri delineano il corpo dello stesso Blumberg mentre si avviluppa tra la luce e il buio con gli stessi spasmi di una creatura in trasformazione.

Daniel Blumberg 

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