Onirico e dissonante, come il paradiso.
Riuscire ad afferrare Yves Tumor – incasellarlo all’interno di un genere, di uno stile, di un mondo preciso – è stato impossibile sin dall’inizio della sua carriera. La musica, per un artista come lui, non è solo un modo per riuscire a comunicare la sua anima a chi lo ascolta, ma anche una via per creare nuove maschere e personaggi ogni volta: esplosivo sul palco quanto riservato nella vita reale, con i nuovi singoli – compreso quest’ultimo – sta mutando di nuovo pelle e immaginario.
Rispetto al precedente disco Heaven to a Tortured Mind, dove a governare era una psichedelia rock dal sound pulito e calibrato, profondo e viscerale, ora l’ascesa verso un paradiso dai tratti infernali e grotteschi più che beati continua. Infatti, quella di Heaven Surrounds Us Like a Hood è un’atmosfera onirica, inafferrabile.
Distorsioni si intrecciano tra di loro, rimandando in modo più evidente ai primissimi lavori dell’artista americano, dove la sperimentazione prog noise era centrale. Qui il ritmo si contrae e dilata di continuo, arrivando a silenzi strumentali sostituiti da parole registrate e incollate tra di loro, tappeto vocale che rafforza l’effetto di sfuggente potenza immaginifica. Anche il testo – dove i corpi che si uniscono non trasmettono amore ma una dolcezza inquietante – procede per una sua strada dissonante.
Yves Tumor sa sempre come mostrarsi al suo pubblico: sibillino e scostante, in continua evoluzione artistica. E questa altro non è che l’ennesima conferma di una mente creativa, qui in preda a una magmatica caoticità.
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