La depressione ai tempi di Starbucks.
Perché la ragazza sta piangendo lacrime amare sulla sua tazza di caffè macchiato? Per compensare il fatto di aver esagerato con il dolcificante? O solo perché il wi-fi del bar momentaneamente non funziona? Vai a sapere. Gli Sparks non sembrano preoccuparsi troppo dei motivi, e comunque rimangono per natura ottimisti: «Is it due to the rain / Or is she in some pain / She looks physically fine / Guess it’s something benign».
D’altra parte, in un mondo come quello di oggi, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta: catastrofi ambientali, disastri finanziari, guerre, pandemie, sconvolgimenti politici e ora pure Meta che non trova gli accordi con la SIAE per farci mettere la musichetta giusta sulle nostre Instagram stories. Meglio di niente, anche un povero caffellatte può servire come àncora di consolazione per soffrire meno nel momento in cui i tipici ingranaggi del tardo capitalismo continuano a stritolarci inesorabilmente.
Ron e Russell Mael vanno seminando beffarde didascalie in calce alla vita moderna da ormai più di cinquant’anni e venticinque dischi, e anche a questo giro riescono a catturare uno specifico Zeitgeist e a cristallizzarlo in una semplice, comunissima immagine: una spaventata millennial sull’orlo di una crisi di nervi che si sofferma a gustare le delizie di un coffee shop, mentre il pianeta intorno contempla se stesso candidarsi ad arma di autodistruzione di massa. Una tazza da cinque dollari almeno nel ruolo della copertina di Linus, fonte di energia per affrontare l’ennesimo pomeriggio di merda, ma anche simbolo di vergogna generazionale, che se la gioca con i toast all’avocado in quanto a soldi spesi male in un ingiustificato sovrapprezzo.
Insomma, come sempre quando parliamo degli Sparks, non c’è molto da ridere e c’è un botto da ridere allo stesso tempo. Per esempio, chi è quella buffa signora vestita di giallo mostarda che balla sinuosa come un’invasata al ritmo di questo atipico electropop frizzantino nelle sue cuffie rosso ketchup? Per caso la vincitrice di due Oscar? Proprio lei. Cate Blanchett si dimena con la consueta grazia, Russell la guarda da un panchetto sfoggiando una felpa che recita “burro” (abbozzate una smorfia se l’avete capita), intanto che Ron siede al tavolo impersonando sia il cliente che il cameriere. Perché ok piangere sul proprio latte versato, ma a un certo punto tocca anche alzarsi, prendere uno scottex e pulire quel macello una volta per tutte.
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