Condurre il metallone in pista per incagliarlo in un ballo coattissimo.
Fino a quando erano un gruppetto da birreria, il pubblico metallaro sorrideva e annuiva. Dopo che hanno flashato mezzo mondo con un improbabile tormentone come Norwegian Raggaeton, i Nanowar of Steel sono diventati una specie di vergognoso scandalo, relegati per spregio dietro alle cover band di Ligabue e di Vasco Rossi. Eppure loro seguitano a far divertire il mondo con un altro inno di pessimo gusto.
Disco Metal non si regge su un’idea acuta e visionaria come il loro capolavoro Giorgio Mastrota (The Keeper of Inox Steel), ma su un tribalistico ritornello martello “de panza”, volgarissimo quanto un rutto celebrativo in coda a un “viva la fregna!” da pranzo matrimoniale.
Non c’è niente a cui il vostro cervello possa appellarsi e nulla che giustifichi l’inevitabile ghigno che il brano/clip vi scatenerà. Eppure il refrain vi trascinerà in pista, voi e le vostre moralistiche borchie, danzando un tributo al chiaro di luna e vergognandovi di voi stessi. I NoS invece non hanno remore di nulla: loro sono gloriosamente e internazionalmente i true (un)defenders of steel.
Nanowar Of Steel Nanowar of Steel
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