La madre di tutti i vizi è sempre gravida.
Una delle band meno comprese dalla scena goth italiana è quella dei Madre del vizio. Snobbati o presi in giro da quelli che ne sanno di più (o pensano di saperne) solo perché cantano in italiano. «Eresia! L’inglese deve regnare: vanno bene anche tedesco, francese, fonemi, ma l’italiano no: o si scrivono poesie belle ma ermetiche (vedi i primi Litfiba) o niente».
Ed è un peccato, perché la band italotedesca non è mai stata avara di buoni album, contenenti diversi capolavori del genere, che all’estero vengono messi giustamente alla pari di pezzoni come Romeo’s Distress o Temple of Love. Perché sembra facile, ma tirare fuori qualcosa come Magico o Dr. Phibes mica è facile.
La band capitanata da Fulvio Tori (affiancato dal fido Kain) pubblica in questi giorni un nuovo singolo, antipasto del tanto anticipato Il Cimitero del pianto. K.K.Kyrian mostra un songwriting maturo e accattivante, in linea con l’American gothic che ha contraddistinto buona parte della carriera dei Madre ma che trova qui nuovi spunti d’ispirazione shoegaze e indie, percorso già parzialmente battuto nel precedente Amare l’amore (chi si ricorda della splendida perla indie pop Pordenone?), ma che qui sembra aver trovato un nuovo vigore per una ballata nera, romantica e up-tempo che mette a nudo come sempre l’anima multicolore di Fulvio.
Bambine, se non lo avete ancora fatto, mangiate il suo cuore.