Sta tornando il power metal, di gran corsa.
Una volta si facevano vivi ogni tre anni, potevate contarci. Purtroppo i due anni di COVID rappresentano per tutti un tonfo dimensionale nella storia e anche per i Kamelot la pausa si è estesa a un lustro bello tondo. Per fortuna questa digressione non ha fatto loro dimenticare la ragione per cui sono nati: ammorbare l’universo di melodie melanconiche, doppia cassa un po’ ovunque e cori mesmerici dalla stanza in fondo a destra. Eppure questo assaggio sembra possedere quell’enfasi un po’ barzotta dei tempi di Karma e The Black Halo, quando il mondo metallico stava vivendo la sua ultima stagione purgatoriale prima di sprofondare definitivamente all’inferno dell’autoproduzione e dell’autoreferenza cronica.
I Kamelot recuperano ancora una volta quel power darkettone – con moto e per niente allegro – che ha nutrito per anni la perversione che molti nascondono per loro. Basta sentire l’ondeggiare melomane del ritornello, con l’ascesa ineluttabilmente in minore che emerge dalle acque salmastre della disgrazia in un sole di speranza, ma giusto il tempo di riprendere fiato e sprofondare ancora nella motosa doppia-cassa orchestralizzata di chi conosce solo una vita piena di guai e maledettismi praghiani (nel senso di Emilio Praga).
Opus of the Night sembra aggiungere segnali confortanti a chi stia aspettando da molto tempo la resurrectio del power metal di un certo calibro, quello tra Game of Thrones e i Ricchi e Poveri che i Blind Guardian non sanno più praticare da almeno un decennio. C’è l’aplomb lirico di un Ruggeri fine anni ‘80 e cascate pianistiche alla Savatage a pochi minuti dalla mezzanotte delle follie. Vi garba come menù?
Kamelot Enrico Ruggeri Blind Guardian Kamelot Kamelot (feat. Tina Guo) Tina Guo