Sapore di mare in tempesta, glaciali torpori interni e vane, sublimi speranze.
Lenti, costanti, inevitabili, vi schiacceranno il cuore con le loro melense disperazioni. Sono svedesi, sono gli Isole e dal crepuscolo di eroi vinti e stravinti, non riescono proprio a infondere alcun calore. La loro cadenzissima mareggiata in quattro quarti The Songs of the Whales vi immergerà nella spuma salmastra il cuore e ve lo trascinerà via, nel fondo degli oceani.
Gli Isole esprimono la fatale resa al fondo di un fodero vuoto; enumerano, nota dopo nota, le inesorabili gocce di sangue che occorreranno al vostro taglio per liberare il vostro spirito dal peso corporeo e trasformarne l’essenza liberata di voi, guerrieri mazziati, in uccelli tenebrosi. Veleggerete in bocca al riso famelico di Re Odino.
Epico, doomico, metallico, la ballata delle balene è una solenne processione verso i più inesprimibili segreti della natura. La voce degli Isole è grossa, strascicata, perentoria e senza fretta, come quella che viene ogni notte alle tre a sussurrarvi cose inconfessabili dal regno dei morti, svegliandovi e lasciandovi sudati nel buio.
Un brano che merita di essere ascoltato, rigorosamente, nelle afose coltri delle tenebre.