Alla fine del tunnel c’è un dio che ti aspetta a bocca aperta.
Prendete una band hardcore (i Full of Hell) e una band doom (i Primitive Man), chiudeteli in uno studio di registrazione buio e divorato dalle muffe. Poi ingoiate la chiave e suicidatevi. Come minimo da quella porta fuoriuscirà l’equivalente di un camion che sfonda un gregge di mucche ubriache. Quindi ci sarà sangue, qualche muggito terribile e soprattutto fumo e lacrime.
Il brano in esame non è semplicemente un metallone plumbeo e sperimentale, ma è più la messa sonora di un dio zombie che striscia fuori dalla tomba nel fondo di qualche vulcano estinto. Lava millenaria grida e pietrifica intere città con la sua inestinguibile brace, mentre un bimbo gigantesco e pieno di pustole guarda disperato un luogo che riconosce per i suoni di dolore e di paura, ma che non ha mai visto, se non nel sogno caldo e agitato vissuto nell’eterno ventre di una terra troppo vecchia e malata per trattenerlo ancora.
Tunnels of God potrebbe essere semplicemente la fine della musica o forse è la via di fuga verso una nuova creatività, praticata nel tessuto mammario del metal a colpi di martello e unghie rotte. Cosa c’è dall’altra parte del faticoso e viscerale cunicolo sonoro? Un nuovo, virginale silenzio, che aspetta solo di essere squarciato dal gioviale latrato dell’apocalisse.
Full Of Hell & Primitive Man Full Of Hell Primitive Man Full of Hell & Primitive Man