Zappa, i Primus e una sana predisposizione all’assurdo.
Quanto è fuori moda, perlomeno da noi, il wrestling? Un sacco. Ma ancora di più lo è il catch. Quello sì che è roba da matusa. Ops, boomer. Si dice così ora. Però era affascinante. Meno scenografico del primo, in quest’ultimo sembrava che se le dessero davvero di santa ragione. Ma tipo rissa al bar: pochi fisici scolpiti, tutto muso duro e cazzotti.
Ecco allora che trovarsi di fronte a quattro figuri sconosciuti mascherati da lottatori da una parte fa sorridere, ma dall’altra dovrebbe mettere in guardia: qui non si scherza.
I capitolini Fiesta Alba infatti non ridono e non fanno ridere, anzi. Debuttano con questo singolo, dove troviamo alla voce l’ospite Welle (l’unico che si fa vedere in volto) e da subito è chiaro che si fa sul serio. Scomodare nomi illustri potrebbe essere fuorviante, perché davvero c’è tanta carne al fuoco: un’orgia asessuata tra il mathcore, il free jazz, il post-rock e una totale assenza (probabilmente voluta) di melodia canticchiabile rendono l’ascolto di Laundry di certo non facile ma terribilmente affascinante. Sembra che ognuno vada per conto suo, e invece poco alla volta la polaroid si sviluppa e si colgono gli intrecci sonori e mentali, ed è così che il mero ascolto si tramuta in puro piacere sensoriale e fisico.
Per pochi, pochissimi, ma che diventeranno seguaci fedeli dal primo (o settimo, ci vuole tempo) ascolto.