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Emidio Clementi e Corrado Nuccini: Se ne sta immobile accanto alla valigia sfasciata
Due di due

Emidio Clementi e Corrado Nuccini
Se ne sta immobile accanto alla valigia sfasciata

L’America di Sam Shepard tra strade di frontiera e cronache di infinite rinascite.

C’è uno stato primordiale dell’esistenza in cui si è onnipotenti, ovvero si è capaci di parlare e comprendere ogni lingua del mondo e si ha la facoltà di diventare tutto, al di là del bene e del male. Perché la libertà non si trova sotterrata nel giardino dell’Eden, né tantomeno è qualcosa di innato, ma sempre e soltanto una conquista dolorosa, una lacerazione intima da noi stessi. Se ne sta immobile accanto alla valigia sfasciata è un viaggio a ritroso che porta il suo protagonista a spogliarsi di tutto quello che lo rappresentava fino a quel momento per rinascere ancora una volta. Ricominciare o finire non ha poi tanta importanza.

Dopo Notturno americano, ispirato allo scrittore Emanuel Carnevali e Quattro quartetti alla celebre opera di T.S. Elliot, Emidio Clementi e Corrado Nuccini adesso sonorizzano l’America di Sam Shepard con il nuovo album Motel Chronicles (dall’omonimo libro) in uscita ad aprile per la 42 Records. Se ne sta immobile accanto alla valigia sfasciata è il singolo che anticipa il disco, un ritratto della desolazione e di quella solitudine che asseconda il respiro di un destino già tracciato.

I luoghi di Motel Chronicles sono appunti di viaggio in un’America crepuscolare, la cui sostanza è fatta più di strade infinite che tagliano i sovrastanti spazi del deserto, di motel che diventano anonimi giacigli per la più lunga delle notti, che di grattacieli di cartapesta per foto turistiche. L’interpretazione di Clementi è il toccante piano sequenza di chi getta tutto, si accovaccia nudo tra la sabbia rovente e dà fuoco ad ogni cosa prima di alzarsi e dirigersi verso uno spazio che inghiotte il passato. Come in un moto eracliteo, niente si distrugge mai veramente, piuttosto si trasforma in qualcos’altro da salvare. La musica di Clementi e Nuccini si infiltra nei tessuti delle parole, si salda con il loro peso per creare la drammaturgia silenziosa di un uomo che sceglie con cura il proprio personale giorno del giudizio per essere come quella cellula staminale, capace di diventare ogni cosa.

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