Segnali al cielo, a colpi di bit.
I vecchi appassionati di new wave italiana underground si ricorderanno dei mestrini Art Dèco (siamo negli ‘80) o dei più recenti Telegram (primi ‘00). Alla voce trovavamo sempre Claudio Valente, vera e propria figura di riferimento per il genere nel grigio del Nord Est, e non solo.
Torna oggi, con un nuovo singolo a distanza di due anni dal suo ultimo lavoro solista, che rimescola nuovamente le carte in tavola. Se è vero che il punto di riferimento più evidente rimane David Bowie, stavolta Claudio si immerge completamente nell’elettronica: fredda, robotica, ripetitiva eppure pregna di vita. Il mantra sonoro e lirico di Radio Sky sembra quasi un ultimo S.O.S. lanciato dalla Terra all’universo, un segno del nostro futile passaggio che sembra eternità ma è meno di un battito di ciglia nella concezione del tempo cosmica. Qualcosa che spinge a ballare, ma anche pensare, come solo certi grandi pezzi riescono a fare.
Accompagnato da uno splendido video visionario ed evocativo a opera di quell’altra vecchia volpe di Giorgio Ricci (Templebeat, RAN, They Die), Radio Sky è allo stesso momento il pezzo più coraggioso e più “ovvio” che ci si poteva aspettare da Valente, un artista con alle spalle un bagaglio enorme, ma che ha ancora molto da dire.