L’arte primordiale di creare una scintilla.
Pronta all’uscita del suo quinto album, la norvegese Synne Sanden torna con Firewood, quattro anni dopo l’uscita del full-length Imitation. E spariglia ancora le carte, aprendosi a un vibrante dark pop che non fa prigionieri. La notte, le vibrazioni, i brividi, i beat, i movimenti convulsi di quelle che sembrano essere scintille sonore fanno capire quali potrebbero essere le armi in serbo per la sua prossima pubblicazione.
Al lavoro con Lars Horntveth dei Jaga Jazzist, inizia con quello che sembra essere un carillon, per poi trasformarsi in un mantra strisciante, che dall’hip hop mutua il groove ma non la forma, strascicata e acuta. Fuoco e fiamme, non come un incendio vero e proprio, ma come sfiato naturale di parti gassose che escono dai cavi orali, pronti a riscaldare le atmosfere. Onirica, trascendente, sintetica e arcaica, in perenne stridore, ma salda. Materiale da maneggiare con cura, come se Stephen King avesse portato la piccola Charlene “Charlie” McGee in uno studio di registrazione a Bristol invece che ai laboratori governativi.
In questo caso plauso quindi ai produttori, che canalizzano le energie, aprono i flussi e ci fanno attendere, a bocca aperta, la mossa successiva di un vero e proprio fenomeno. Oltretutto, nell’ultimo periodo ha collaborato anche alla realizzazione del bellissimo album di Wow Sailor, dimostrando quindi di aver veramente le mani calde, pronta a far diventare scottante qualsiasi cosa tocchi.