Anche i goth se la godono.
I capisaldi della musica dark wave hanno creato – volontariamente o meno – tutta una serie di sottocategorie a loro ispirate. Prendiamo ad esempio i Bauhaus, vere e proprie icone estetiche e soniche del genere tutto. Miriadi di band si sono rifatte a loro, ma poche, pochissime hanno preso a riferimento i lodevoli progetti nati in seguito alla scissione del quartetto di Northampton.
Proprio per questo i Severity 322 risultano particolarmente originali nell’approccio alla composizione. Pur muovendosi nettamente in quei territori, i Nostri pescano a piene mani dalle soluzioni stilistiche che hanno contraddistinto la proposta dei Love and Rockets (che dei Bauhaus furono il sequel di successo commerciale). Basso predominante, ritmica semplice ma accattivante, layer di chitarre fluttuanti e ipnotiche miste a un’elettronica quasi lisergica, e soprattutto una voce semisussurrata, ultramelodica e sensuale di un cantante che probabilmente ha il santino di Daniel Ash sul comodino.
Il risultato è davvero convincente e – pur lasciando trasparire le influenze – risulta fresco e godibile: certamente un qualcosa di diverso che spicca nel panorama oscuro attuale, zeppo ormai di soluzioni più prettamente danzerecce e/o meramente estetiche.
La sfacciataggine pop di Hard to Love è qualcosa che non si sentiva più da un bel po’ di tempo e in un periodo di revival come questo, finalmente, fa tornare alla luce quella wave meno ossessiva e monocromatica, madre di quei suoni che fecero idealmente ponte tra il finire degli anni ‘80 e l’entrata nello showgaze anni ‘90.
Severity 322 Bauhaus Severity 322
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