Le prime corde in movimento in vista di una trilogia: un’arpa che non accenna a fermarsi.
2072 è il primo brano del primo capitolo di una trilogia, The Harp, a firma dell’arpista Kety Fusco. Dopo il suo debutto con Dazed, le collaborazioni con Lubomyr Melnyk, la sempre maggior dimestichezza e apertura rispetto alle possibilità di uno strumento – l’arpa elettrica, appunto – l’hanno fatta girare il mondo e prossimamente la porteranno anche all’Elgar Room, lo spazio dedicato alle performance contemporanee della Royal Albert Hall di Londra.
Fa piacere pensare a quando, nell’ormai lontano 2019, avevo la possibilità di vederla al Centro Diurno luganese che a quei tempi gestivo. Un’ascesa verticale per una musicista che a ogni brano sembra dare luce a una nuova angolatura della propria parure.
In 2072 il buio sembra rapirla da una sala per portarla in un bosco, in un bunker. Una sensazione di straniamento e di solitudine, una forte vena melanconica per una discesa verticale nel proprio intimo, in un raccoglimento che si sintonizza con i ritmi circostanti, fino a farci scomparire fra le note. Ma è tardi, Kety ci ha voltato le spalle e se ne è già andata. Il primo passo è stato fatto. Non ci resta che attenderla, per seguire le sue mani e la sua musica.