Anni ‘80, una casa discosta, zombie che arrancano. Ma c’è qualcuno che li aspetta.
Ah, i collegamenti! Quando ho sentito Kento partire in francese su Non siete fascisti ma il primo riferimento a balzarmi in mente sono stati gli NTM e la loro Paris sous les bombes.
Aria tesa, atmosfera anni ‘80: parte una citazione di Umberto Eco sul ruolo dello scrittore, quello della responsabilità di figure che, ardite, portano la propria opera fuori dai confini, senza virgolette o protezioni. Kento, microfono in mano, da parte sua si cala nella parte di chi resiste con le proprie armi all’orda di zombie classici, lenti e goffi, che lo assediano, mentre si difende a colpi di ascia e di rime, mettendo giusto due puntini sulle “i” a discorsi più che legittimi tra scena rap e scena politica: «Il nuovo governo è peggiore del vecchio / E il rap italiano è una banda di scemi / Che suona col playback lo chiama concerto / E nemmeno capisce di avere problemi / Chi ci comanda da Montecitorio / Mi sa che ci vede altrettanto imbecilli / ha messo il rimmel sul fascio littorio / In tele c’è il calcio ed in piazza gli sbirri».
Barre vecchia scuola in maiuscolo (altro che corsivo), beat martellante, melodia killer. A un singolo non serve altro: intanto, qui troviamo cazzimma e contenuto, vedremo l’album in arrivo a marzo cosa ci riserverà. «Ce n’est qu’un debut, continuons le combat», dice giustamente il nostro Francesco. Noi stiamo all’erta ma il contraddittorio è ovviamente permesso: secondo me lui è uno buono, se gli fate una critica probabile che la accetti.