Nuda fino all’osso.
L’associazione artistica post-dreifing ha un’etica curiosa. Contrappone al D.I.Y. (Do It Yourself, letteralmente “fallo da solo”) delle sottoculture un D.I.T, dove la t sta per Together, “insieme”, qualcosa che rimanda a lavori collettivi meno asfissianti: una specie di comune ampliata, non politicizzata e libera. A volte fanno uscire dei dischi. Carino no?
Ísadóra – detta Doa – è una filmmaker islandese che qua e là si diletta con il canto. La madre – tale Björk Guðmundsdóttir – a differenza di molte altre, certo non ostacola le necessità artistiche della figlia e anzi, la spinge a creare. Chissà perché eh? Non a caso uno dei pezzi più belli dell’ultimo album del fu folletto icelandico Fossora (Her Mother’s House) porta la firma di entrambe.
Sta di fatto che il talento di Doa è innegabile e, probabilmente, passato il comprensivo periodo di rodaggio, la ragazza prenderà il volo da sola, uscendo dall’ombra lunga della genitrice.
Basta ascoltare questa Bergmál, tratta dalla curiosissima e piacevolissima compilation Drullumall #4 (incentrata sulla scena di Reykjavík) per capire che di stoffa ce n’è a pacchi. Un gioco da due minuti per sola voce sovraincisa e armonizzata sotto Minias, dove compare qua e là qualche corda di ukulele che ha preso qualche goccia di troppo. Una fiaba che sa di umido, muschioso e sinistro, nonostante lassù dietro le nuvole cariche di pioggia il sole continui a splendere. Un’ottima opera prima che si spera non rimanga un caso isolato: la musica ha bisogno anche di questo.
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