Desiderare cose impossibili.
Non sempre i gruppi di supporto sono buoni per bersi una birra in attesa dell’headliner e basta, anzi. Moltissime volte queste sorprese sono un valore aggiunto, che fa scoprire talenti unici.
Emma Tricca, per esempio: molti di voi la ricorderanno (e se ne saranno innamorati) durante il primo tour italiano dei Saucerful of Secrets di Nick Mason, oppure nell’ultimo di quel genio di Robyn Hitchcock. Per chi invece non l’avesse mai sentita nominare, ecco una buona occasione per approfondire la sua musica.
Italiana trapiantata in Inghilterra, ad aprile esce il suo nuovo album, Aspirin Sun, dove cementa la collaborazione con Jason Victor (The Dream Syndicate), Pete Galub e Steve Shelley (Sonic Youth), ma sia ben chiaro che ogni composizione è tutta farina del suo sacco. E non potrebbe essere altrimenti: il folk acido e romantico di Emma, che ritroviamo anche in King Blixa, nasce e si sviluppa in maniera unplugged e – nonostante l’apporto successivo dei musicisti – non perde la sua matrice intimista. Il delicato approccio vocale che si posa sull’acustica colora le parti dipinte a china del testo in maniera ineccepibile: una storia dove morte e rinascita sono le basi su cui posare la speranza, forse utopica (ma che importa?) del rendere possibili cose apparentemente impossibili. Per dirla alla Robert Smith (che con la Tricca condivide più di un tratto poetico), To Wish Impossible Things.