La fiamma che non vuole spegnersi.
L’accesso illimitato alla musica tutta e il poter registrare qualcosa di ascoltabile con pochi soldi hanno appiattito i gusti degli ascoltatori e, allo stesso tempo, hanno anche tolto buona parte del propellente che alimentava il fuoco nei musicisti. Quella voglia non solo di farsi notare, ma di lasciare un segno – profondo o meno lo decide la storia – che resista negli anni.
Una fiamma che per i torinesi Burning Gates invece non si è mai spenta, anzi. Di certo è meno impulsiva e diretta, ma trent’anni di carriera hanno permesso alla band di Michele Piccolo di riuscire a colpire nel segno senza disperdere il calore: un po’ meno incendio e più fiamma ossidrica – tagliente, sottile, letale. Così suona questa Thoughts of Fire, tratta dal loro nuovissimo album Dying Season.
Una canzone goth rock old school ad alto tasso testosteronico, massiccia ed epica, con un crescendo sornione che esplode nel ritornello in tutta la sua grandezza. Se suona rétro è proprio perché loro (utilizzando uno slang piemontese) non “banfavano”: stavano ore nelle sale prove e si facevano ogni palco possibile in quegli anni Novanta in cui il pantalone di pelle era un must da portare anche in estate, alla faccia dei poser da serata alternativa.
Dire che Thoughts of Fire sia una gradita conferma è poco. Perché la vera sorpresa sta qui: i Cancelli Brucianti, con Dying Season, hanno realizzato probabilmente il loro miglior album, quello più consapevole e incisivo, l’obiettivo che forse da sempre volevano raggiungere. La tenacia e la cocciutaggine nel credere in se stessi a volte ripagano.
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