Rap-pop da ballare duro.
Ventiquattrenne rapper estroso da Morden, South East London. Poco lontano da Wimbledon (zona Fulham calcisticamente parlando), il nostro Master Peace ha sempre dimostrato carisma, Angst generazionale e vezzi in grado di trascinare il proprio pubblico in caciare pop godibilissime.
Così, quando una certa Veronica ha iniziato a fare gli occhi dolci via messaggio il nostro ha perso la trebisonda. Anthem street rock, luci strobo in mezzo alla pista e silhouette magiche. Sigarette sospette, drink griffatti «making me lose my mind» bercia il nostro in maniera irresistibile. Vien voglia di ballare male, sudati, con il fare elegante di Spud e la cattiveria di Begbie. E invece qui c’è solo gioia, una ragazza che tira le fila e trascina Master Peace su e giù per il locale, alzando i picchi di un brano che dà il meglio di sé sparato a ranza, in concomitanza con un tasso alcolemico alle stelle e tutti i feromoni impazziti.
Facile pensarlo come figlio spurio e illegittimo di Mike Skinner – che con questa roba, come The Streets, ci ha fatto un bel po’ di fortuna – ma qui c’è più beata cazzutaggine e la voglia di divertirsi, anche rischiando di prendersi pesci in faccia.
Impossibile non amare Peace Okezie, che fa man bassa di musica bianca e nera, alta e bassa, frullando il tutto alla massima velocità: se non succede anche a voi, fidatevi, è perché ancora non lo conoscete, o forse perché siete astemi.