Vivere e morire in una valle piena di gente misera e calpestata.
Le festività natalizie (o, per meglio dire, il circo consumistico che le ha praticamente fagocitate), nel bene e nel male, distraggono. Ecco allora che l’uscita del nuovo Laibach è passata quasi in sordina, ma certamente non per demerito.
Sketches of the Red Districts è l’ennesima prova di quanto la band slovena sia sempre stata avanti nel suo essere outsider a testa alta, continuando a reinventarsi e a mettersi in gioco, mantenendo sempre e comunque una personalità spiccata e inimitabile.
Il singolo scelto per titillare l’appetito delle masse è Lepo-Krasno, in cui i Nostri aprono il libro dei ricordi e riportano l’ascoltatore alla ruvidità alienante dei primi lavori, qui però riletta in modo maturo, dove la deflagrazione del caos viene amplificata dal tentativo (riuscito) di arginamento dello stesso. Un costante senso di tensione crescente che non raggiunge mai un vero e proprio climax: questo è lasciato ai sensi di chi ascolta. Lenta, pachidermica, ossessiva, suadente, letale.
Ogni volta che i Laibach tornano con qualcosa di nuovo viene da chiedersi quante porcherie si sono ascoltate (spesso anche facendosele piacere) dal loro album precedente. Musica “altra” ed “alta”, che non conosce generi o limitazioni.
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