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King Tuff: Portrait of God
Un folletto folk (un folketto?)

Il disegno divino.

Diciamocelo: quanto potrebbe essere divertente essere Dio, avere le sue libertà di creazione? Kyle Thomas a.k.a. King Tuff ci crede – forte della sua esperienza in solo (dal 2006 circa bazzica Burger Records, Third Man Records e Sub Pop) e accompagnando, tramite i Muggers, un altro bel soggetto della risma di Ty Segall – e, come antipasto del suo sesto album, prende impermeabile giallo, cappello, tela e pennello e ci disegna una personale visione del mondo.

«Se mi chiedeste qual è la mia religione, vi risponderei tre cose: musica, arte e natura. Sono quello a cui ho dedicato la mia vita e che mi danno la gioia più pura». Impossibile dargli torto, visti i risultati.

Entriamo quindi in un mondo colorato, giocoso e variopinto (quello della foresta pluviale dell’Olympic Peninsula, nello Stato di Washington) in cui è accompagnato da Sasami Ashworth, anche co-produttrice dell’album. La creazione – sia essa del mondo o di un brano – è cosa complicata, ma King Tuff evoca il potere del ballo e del gioco per portarci con sé in un cadenzato e orecchiabilissimo pezzo pop in bassa fedeltà a cui è praticamente impossibile resistere. Portrait of God ci offre coretti, indubbia caratura morale, un rapporto con una spiritualità naturale davvero invidiabile e il balletto migliore da mesi a questa parte.

King Tuff Kyle Thomas 

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King Tuff: Psycho Star

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