Si vede, si vede benissimo. La compagnia è quella buona, la strada quella giusta.
Il secondo disco è quello della conferma, anche se finora non hai praticamente sbagliato nulla (e in questo nulla inseriamo anche Guapo, splendido brano con Anna Tatangelo). A presentarlo, in questo caso ben altro tipo di partner, quel Guè Pequeno che da anni dà lezioni di stile dalla luminosa Lugano e che, in questi giorni, sta preparando il carico con il suo nuovo disco.
Però Napoli è un’altra cosa: Geolier ci sta di casa e governa, giocando fra realtà, apparenza e proiezioni. Il saggio dispensa consigli, il giovane dimostra di avere spalle larghe e di cavarsela benissimo da solo, costruendo incastri poetici ed immancabili come «Ti schiattiamo ‘a capa, poi scappiamo a Praga» o «Flow Krav Maga, se tu sei il GOAT, io sono il Chupacabra».
È un bel ritorno nel rap game per chi – con il nuovissimo Il coraggio dei bambini, uscito il giorno della Befana – tiene alto il capoluogo partenopeo sulla mappa, dopo i Co’sang e La Famiglia. Anche se il Nostro – nonostante l’età più che verde (sta andando verso i 23 anni) – non teme lezioni di stile, viste le capacità dimostrate anche su più palchi. Qui si allarga e del golfo fa sentire il clima teso: lungomare d’inverno, bambini che buttano voci. In due minuti e mezzo spara a raffica, con una seconda strofa maiuscola, in cui si muove in una città che è e che sente propria, senza scimmiottamenti d’oltreoceano ma rappresentando realtà: «Nuje ccà restammo umile, case umide, figlie cresceno», «Chi me schifa e me sente nu’po’ dicere ca nn’so champion».
Emanuele, gli altri non so, qui nessun dubbio comunque.
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