Antidoti contro i mondiali 2022.
A costo di risultare noiosi, annotiamo per l’ennesima volta un dato di fatto: la malanima di Mark Smith è più viva che mai. Basta dare un ascolto in giro e ti imbatti in giovanotti che hanno memorizzato in vari modi la lezione dei Fall, sia per quanto riguarda le sonorità che per il porsi sarcastico e partecipato, tipico di chi se ne sta in disparte a osservare il mondo e riempire taccuini di appunti.
L’inchiostro mescola umorismo acuminato, visione lucida, il classico caracollare ritmico minimale e ipnotico sul quale si incastrano un’ugola da filosofo del pub e certe melodie subliminali che si appiccicano subito al cervello. Un efficace “meno è più” che non invecchia mai, nel quale i britannici sono maestri: lo dimostra l’ennesimo tassello del mosaico sistemato dagli Hotel Lux, che – in bacheca un EP vecchio ormai di un paio di annetti – recapitano un altro sagace, azzeccatissimo anticipo dell’album di debutto, previsto in uscita alla fine del gennaio prossimo.
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Bill Ryder-Jones dei Coral produce con gusto e competenza un “anti-inno” per la nazionale di calcio inglese – ricordate la passione di Mr. Smith per il soccer, vero? –: sulla batteria tambureggiante srotola una voce sublimemente scazzata, chitarre circolari e un organetto che taglia tutto in orizzontale e poi spalanca una finestrella malinconica. Come dite? Che sembra un brano pescato proprio da un disco qualsiasi dei Fall? Esatto, ma non del tutto. È per questo ci piace da matti e che tutto quadra. Sì, anche se la palla è rotonda.