Daddy’s not gonna pay for your crashed car.
William Shakespeare diceva: «se si trattasse ognuno a seconda del suo merito, chi potrebbe evitare la frusta?». Appunto.
Quindi, dato che stiamo parlando del debutto di Stella Rose – già figlia di un certo Dave Gahan, frontman di certi Depeche Mode –, in quanti sarebbero pronti a lanciare pietre ancor prima di ascoltare? Tanti, tantissimi. Ma farlo sarebbe un errore, perché la ragazza del ‘99 sa quello che fa e sa farlo bene.
Distaccandosi dalle facili radici familiari, la Nostra si fa aiutare dal produttore Yves Rothman per una Muddled Man che suona grezza e sguaiata. Un post-punk elettrico e tossico buttato tra i rifiuti di questi anni ‘20, paccottiglia di cui alla fine si nutre, ma rivomitandola sotto forma di diamante grezzo in una scena musicale sempre più uguale a se stessa.
Uno non se lo aspetta, e invece l’attitudine pregna di irriverenza dissacrante tipo Bone Orchard e Birthday Party continua a fermentare sotto il pattume, seppur con tutte le dovute differenze date da quattro decenni di distanza. Se le basi sono queste, il futuro da stadio di Stella è nero, ma i club sudiciamente glamour di mezzo mondo potrebbero esplodere sotto i suoi tacchi a spillo. Da tenere d’occhio.
Stella Rose Dave Gahan Depeche Mode
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