Benvenuti alla festa funebre.
Nemo profeta in patria? Spesso è così. Almeno da noi, visto che disprezzare, deridere e denigrare band del proprio paese sembra essere una prerogativa tutta italiana, che fa male sia a chi fa musica sia a chi (non) l’ascolta.
Certo, molte cose sono state derivative, ma molte altre invece avevano e hanno una personalità spiccata, riconosciuta soprattutto all’estero.
È il caso dei leggendari Opera IX, cult band biellese con 34 (trentaquattro!) anni di carriera alle spalle, quasi sette lustri in cui il loro suono si è continuamente evoluto, partendo da basi thrash/death passando per il black metal sino ad approdare verso soluzioni più sinfonicamente doom, il tutto tenuto assieme da una predisposizione verso l’occulto e il mistero.
Tornano oggi con Funeral Mist, una ballata lugubre ed evocativa, pregna di tensione e pathos, appesantita (in senso buono) da una serie di pachidermici riff assassini circolari, che sfociano in tempesta ogni volta che le accelerazioni li fanno avvitare su se stessi. Mai un cedimento, mai una zona stanca, il tutto rimane su livelli altissimi per una danza pagana attorno al sepolcro del predestinato.
Era e rimane musica complessa quella degli Opera IX, ma proprio per questo continua a essere affascinante: un grande ritorno per Ossian & Co.